Tutti in piedi e battete le mani!
- Jorge da Burgos
- 20 feb 2020
- Tempo di lettura: 3 min
... cantava decenni fa quel gran genio di Edoardo Bennato.

Non poteva mancare un mio intervento (sono umile, lo so...) sulla scuola.
Tutto parte da una chiacchierata via chat (che mi faccio anche quelle, nonostante sia uno sporco luddista intellettuale!) con un'insegnante con cui abbiamo il reciproco follower su twitter (qual è il termine tecnico per questa cosa?).
La mia idea è questa, poi mi direte voi. E tenete presente che sono uno spocchioso, retrogrado e cavernicolo spargitore di pensieri antichi e forse desueti (questo lo dite voi!) in rete.
La difficoltà non sta nell'adeguare i programmi alla realtà attuale, ma sta proprio nei programmi e nell'essere scuola oggi.
Programmi che non conosco, ma di cui vedo i risultati.
E se non si irrobustiscono le basi dell'istruzione, con più formazione e nozioni (sì, proprio le nozioni che oggi sono diventate come acqua di fiume: arrivano, passano, vanno...) i bambini e i ragazzi faticano a leggere e scrivere e comprendere ciò che si legge, come dimostrano le ultime rivelazioni da sondaggi e test.
Insomma oggi manca l'ABC (nel senso materiale del termine).
Non è questione di presentare l'insegnamento in modo più accattivante o al passo metodologico coi tempi, ma di insegnare proprio.
Capitemi: non ce l'ho con gli insegnanti, ma qualcuno deve avere avuto la (in)felice idea di ridurre la scuola così.
E se la scuola oggi è così, la società domani sarà così.
C'è una battuta che circola: 30 anni fa dicevamo che se ci fosse stata più informazione, tante cose non sarebbero successe e tante castronerie non si sarebbe dette. Ora, abbiamo internet e smartphone e con loro il mondo a portata di mano, anzi di clic; eppure la situazione è peggiore di quella di prima: parere personale, eh!
Non voglio sembrare il troglodita che in realtà sono, ma se oggi un insegnate deve 'perdere del tempo' (come mi ha detto... un insegnante) obbligatoriamente con quelli che restano indietro (perché non vogliono studiare!) invece di bocciare e/o rimandare a fine anno, alla fine loro non impareranno niente lo stesso (perché, appunto, non vogliono!) e chi potrebbe imparare di più resta al palo. E ho appena scoperto che a fine trimestre c'è il fermo obbligatorio di una settimana per fare 'recuperare' chi resta indietro col programma.
La radice ha iniziato a marcire quando si è cominciato a pensare alla scuola come ad una azienda.
La scuola non è e non deve essere un'azienda.
Sempre e solo parere personale, eh.
Poiché la scuola è un ambiente educativo per eccellenza (insieme alla famiglia; ahiahiahi che tasto vado a toccare!!!) e deve avere altre strutturazioni. Non si educa un bambino come si costruisce una macchina.
La scuola deve essere selettiva per sua natura: se l'insegnante sa leggere dentro il ragazzo sa chi ha alcune doti e chi ne ha altre.
Non doveva prevalere la meritocrazia?
Voi, presidenti della Juventus, fareste giocare in prima squadra pagandolo 1 milioncino di euri a stagione, un terzino che mostra qualche qualità ma sulle quali qualità bisogna ancora fare qualche riscontro?
Penso proprio di no...
Ci mancherebbe: non perché non ne potrebbe essere capace, ma perché al momento non rifulge di luce propria.
È giusto promuovere tutti a scuola perché sennò mi si demoralizzano?
Potete anche dire di sì, che i metodi psicopedagogici moderni sono diversi e più inclusivi, che puntano di più sul ragazzo, ecc ecc ecc.
Allora prendete dalla squadra di prima categoria il terzino di belle speranze e fategli giocare la finale di Champion, così, per motivarlo. Ditegli: vedi quello? si chiama Leo Messi. È tuo: fermalo.
Allora ci sono bambini / ragazzi intelligenti e altri stupidi?
Perché? Tutti i bambini / ragazzi hanno il medesimo QI (oggi fa figo parlare di QI!)? No, di certo.
Ma non perché sono stupidi e incapaci, ma perché la realtà è questa: la vita è fatta di diversità.
Io non so disegnare, anche se mi piacerebbe, ma non vuol dire che sono stupido, semplicemente sono portato per altre cose.
Non tutti nascono per essere contadini o medici, Ma se uno è portato per fare il medico è giusto che lo faccia, così come se è portato per fare il meccanico è giusto che lo diventi. L'importante è che la società (attraverso la scuola) faccia capire che è importante avere bravi medici e bravi meccanici e che non è degradante essere un meccanico quando si è bravi.
La scuola dovrebbe capire chi è portato a diventare un mago della finanza e chi un gommista della Ferrari.
Ma glielo devi far capire prima di arrivare alla fine della scuola elementare / media / superiore. Altrimenti illudi il ragazzino che continueà a sognare di fermare Leo Messi in una finale di Champion.
Se bisogna riformare la scuola, bisogna ripartire anche da questo.
Sempre parere personale, eh!
In verità il testo di questo articolo era più lungo a affrontava altre amenità.
E allora per adesso stoppo qui e vi do' appuntamento ad una prossima puntata.
Jorge da Burgos
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