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Aiuto! C'ho l'eco-ansia!


Secondo un sondaggio della BBC inglese, oggi al 19% dei giovani il cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacciai e simili provocano ansia, un’eco-ansia.

Non è solo un modo di dire ma proprio una patologia, una malattia psicologica.

E il 17% di loro per la stessa causa arriva a disturbi del sonno e dell’alimentazione. 1)

Perché?

A me una risposta viene: abbiamo partorito una generazione piena di domande ma senza risposte.

Abbiamo insegnato la protesta fine a sé stessa: una cosa non mi piace? Facciamo un corteo! Qualcosa mi pare andare storto (magari a ragione!)? Manifesto contro chi dovrebbe mettere a posto!

Questo schema: non va = protesto, è sacrosanto.

Ma è sbagliato quando si ferma lì.

Se vedo che una cosa non va, la protesta è il primo passo.

Poi però c’è il secondo: comincio ad analizzare il problema, a guardarmi in giro per vedere se qualcuno ha già pensato qualcosa, valuto queste risposte, eventualmente (se ne ho le capacità) ne propongo altre.

Ma…

La generazione nata dopo il mitico ’68 (un Illuminismo senza ghigliottina, ma con l’acido lisergico) non è più in grado di fare questi semplici passaggi.

Abbiamo mitizzato i fiori nei cannoni ma senza eliminare i cannoni.

Abbiamo cantato che fare l’amore era più bello che ammazzare in guerra (e vorrei vedere!) ma abbiamo risolto semplicemente rifiutando di servire la patria.

So che siete lì pronti con un fucile a mettermi al muro e spararmi su due piedi.

Ma sappiate due cose:

1. siete contro la guerra, quindi contro l’uccisione di esseri umani;

2. io non fumo, quindi l’eventuale video con la richiesta di ultima sigaretta verrebbe male.

Io non ho niente contro attivisti, meritevoli associazioni, congreghe di educande pronte a tutto.

Dico solo che quando vuoi creare consenso attorno a qualcosa, che sia lottare contro lo scioglimento dei ghiacciai o a favore della pizza coi friarielli, devi rendere autonomi i tuoi seguaci. Devi non solo spiegare perché la pizza suddetta è la più buona che più buona non si può, ma devi anche spiegare loro come farla e devi motivarli a dare la loro paghetta settimanale per acquistarla pagandola più che una semplice margherita.

La new generation (discendente dalla beat generation) è brava, ci mancherebbe!, piena di buone idee ma… come dire… non s’impegna.

Alla prima difficoltà gira i tacchi e si butta su un’altra cosa, su un’altra ingiustizia, su un’altra buona causa per cui protestare.

Se non fosse che la riforma protestante non si chiama così perché protestava, potremmo definire questa new generation: protestante. E basta.

Nel senso che gli basta avere “l’andi”, come dicono qua, e poi pluff, tutto si ferma.

Allora ecco l’ansia. L’eco-ansia.

L’incapacità di gestire la propria vita, schiacciata tra responsabilità di cui si farebbe con piacere a meno e gente che ti minaccia: se non ricicli la pinzetta per i capelli arriva Belzebù e ti fa seccare tutti i fiumi in una botta sola.

È un po’ come la pubblicità di quel formaggio: un tipo arriva dai paninari e comincia: voglio un panino così, così, così… a quel punto il paninaro l’interrompe e gli dice: e fattelo tu!

Ecco, siamo sullo stesso piano: hai fame, lo sai, cerchi qualcosa da mangiare da chi te lo promette e quando vai da loro ti dicono: arrangiati!

Come al solito ho dovuto esagerare per stupirvi, colpirvi allo stomaco e farvi incacchiare (senno col ciufolo che arrivavate fino a qui), ma penso che una mezza ideuzza su cui riflettere la potreste trovare in questa selva di parole.

Che dite?


Jorge da Burgos


1) non sono riuscito a ritrovare il link dell’articolo che mi ha dato lo spunto per il post, ma fidatevi.

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