Siamo tutti hooligans di qualcosa. E uccidiamo più del coronavirus.
- Jorge da Burgos
- 24 feb 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Così ora c'è questo coronavirus.

Non sono medico, né politico, né giurista, quindi non posso dire niente di sensato se non riprendendo opinioni di altri che trovo sagge e giuste.
Ma non lo farò, perché c'è pieno il catino del mondo di queste cose.
E soprattutto perché io non ho paura del coronavirus.
Sì, certo, prendo le mie precauzioni: mi lavo spesso le mani, mi tengo lontano da chi starnutisce (e col mio lavoro a contatto col pubblico le occasioni sono tante), disinfetto le cose che vengono a contatto con la gente... quello che si sa, insomma.
'Sto virus qua, prima o poi andrà via e sarà solo un ricordo come la mucca pazza, la sars e ognuno metta le catastrofi apocalittiche che abbiamo passato negli anni scorsi. Gli unici ad averlo veramente subito saranno quelli che ci saranno, purtroppo, passati personalmente.
Io ho più paura del calcio.
Intendiamoci: non il calcio giocato, che è passato dall'essere uno sport per signorine ad uno sport per sporchi capitalisti. Basta vedere come si prostituiscono certi presidenti di club in ordine a costruzioni di stadi-città/stato, ad esempio.
Io ho paura del calcio di chi pensa che un pallone rotolante sia solo la scusa per sentirsi vivo quando cerchi di ammazzare qualcuno; sia un modo per dire 'ci sono', quando non ti si fila nessuno e non sai come passare le giornate, dopo che ti sei fatto la tua dose di articoli di giornali scritti da falliti arrabbiati come te; sia solo il retaggio del plautiano (e hobbesiano) homo homini lupus.
Tendere un agguato a qualcuno non è una cosa che ti capita: eri lì, quello t'ha fatto incacchiare e tu hai risposto.
Tendere un agguato è decidere di fare del male.
Non è una guerra in cui ti dicono che il nemico sta arrivando e vuole prendere la tua casa e la tua vita quotidiana.
Tendere un agguato è voler fare del male perché ti va, perché pensi di aver subito un torto.
Ma che torto puoi aver subito da uno che tifa per una squadra diversa dalla tua?
Tendere un agguato è odiare, e oggi si odia per poco o niente.
Oggi si odia perché ti hanno detto che solo tu vali, ma non ti hanno spiegato il perché.

Oggi si odia perché ti hanno detto che 'quando ti sei perdonato, il mondo ti sorride'. E che vuol dire che 'ti sei perdonato'? E facciamo finta che questa frase abbia un suo significato spirituale (e anche su questo dissento abbestia!), tu che ti nutri di calcio, gazzettedellosport, e interviste popolar-sovraniste con la bava alla bocca, cosa cavolo ci capisci?
E allora odi. Perché non hai i mezzi per mettere una distanza tra te e le cose, tra te e la realtà, tra te e le idee di chi è convinto di avere la verità in tasca e deve spanderla come letame sull'universo creato (cit.).
Odi perché l'uomo è fatto così: un animale spirituale egoista. E se nessuno si prende cura di te o tu non vuoi che qualcuno lo faccia, tiri fuori solo odio.
E poi tendi un agguato ai tifosi di un'altra squadra o accetti il dagli all'untore di chi ha interessi che tu resti quel che sei.
Jorge da Burgos
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